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Comune di Bari - Smart Working: ci hai rimesso i buoni pasto? Sai a chi dire grazie

Aggiornamento: 30 mar 2022

Gli altri sindacati hanno preferito fare altro



Comune di Bari - 29 Marzo 2022.


430.000 Euro.

Quattrocentotrentamila Euro

A tanto circa ammonta il risparmio del Comune di Bari per i Buoni Pasto non erogati nell'anno 2.020.


Ma iniziamo a vedere cosa dicono le norme. La Legge di Bilancio 2021 ha stabilito che i risparmi ottenuti dagli Enti Pubblici nell'anno 2.020 per non aver erogato i Buoni Pasto, devono essere destinati nel 2021 al Fondo Risorse Decentrate.


Tali risparmi, con tutta evidenza, derivano dal ricorso al Telelavoro e al Lavoro Agile, che, come universalmente riconosciuto, hanno portato ad un incremento della produttività. Non solo sulla base della esperienza di chi ha lavorato da casa, che ha spesso riferito di lavorare di più e meglio; ma anche sulla base di rilevazioni da parte del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.


E infatti, sia per premiare questo aumento di produttività, sia per ristorare i maggiori costi sopportati dai lavoratori al loro domicilio, la stessa Legge di Bilancio ha stabilito che quegli importi devono essere utilizzati per la "produttività", per le Indennità di Condizioni di Lavoro o per il Welfare integrativo.


Leggi qui cosa dice il comma 870 della Legge, o leggine qui sotto l'estratto:

In considerazione del periodo di emergenza  epidemiologica  da COVID-19, le risorse destinate, nel rispetto dell'articolo 23,  comma 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n.  75,  a  remunerare  le prestazioni  di  lavoro  straordinario  del  personale  civile  delle amministrazioni  di  cui  all'articolo  1,  comma  2,   del   decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non utilizzate nel corso del 2020, nonche' i risparmi derivanti dai buoni pasto non erogati nel medesimo esercizio, previa certificazione da parte dei  competenti  organi  di controllo, possono finanziare nell'anno successivo, nell'ambito della contrattazione integrativa, in deroga al citato articolo 23, comma 2, i trattamenti economici accessori correlati alla performance  e  alle condizioni di lavoro, ovvero agli istituti del  welfare  integrativo.

Il Comune di Bari, una volta tolti gli oneri riflessi da quella cifra di circa 430.000 Euro, ha messo a disposizione del Fondo 326.000 Euro. (Leggi qui cosa ha messo a verbale il Comune di Bari circa l'importo riveniente dal risparmio dei Buoni Pasto, o guarda qui sotto l'estratto del verbale)

Le risorse stabili, come determinate, risultano integrate dalle risorse variabili di cui ai seguenti istituti contrattuali:
...
art. 1 co. 870 L. 178/2020 risparmi buoni pasto anno 2020 € 326.112,71 (certificazione Collegio Revisori dei Conti del 20/10/2021);

Prima di vedere come è andata al Comune di Bari, può essere interessante sapere che in molti degli Enti Locali della stessa Città Metropolitana, la CISL ha proposto l'utilizzo dei risparmi per corrispondere una specifica indennità, e CGIL e UIL hanno aderito e così si è stabilito con il datore di lavoro.


In qualche Ente Pubblico sono state adottate anche politiche alternative. Al Comune di Alberobello, ad esempio, quei risparmi sono stati usati per rimborsare spese mediche e ticket sanitari ai dipendenti, fino a 150 Euro annui pro capite.


All'Università di Bari con quei risparmi sono stati assegnati Buoni Amazon per 450 Euro pro capite.


All'Agenzia delle Entrate è stata assegnata una Indennità di 5 Euro al giorno a chi lavora in Smart Working, sempre usando quei risparmi.



E al Comune di Bari?


novembre 2020 la CISL ha chiesto il riconoscimento di una specifica indennità di lavoro disagiati quantificandolo in 2,00 Euro per ciascun giorno di effettivo servizio. Nella richiesta è illustrata anche la sostenibilità economica della proposta. La richiesta è stata indirizzata al Comune ed agli altri sindacati: CGIL, UIL e CSA. (Guarda cosa abbiamo proposto cliccando qui o leggine l'estratto qui sotto).

i) € 2,00 al fine di ristorare il disagio dei lavoratori che hanno svolto la propria attività in regime di telelavoro, smart working o comunque da remoto, in locali non resi disponibili dall’amministrazione, durante il periodo emergenziale di cui all'articolo 1 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35 e s.m.i.
Ma la proposta è rimasta inascoltata e respinta dagli altri sindacati.

Se ne avete voglia, leggete qui cosa abbiamo scritto in una accorata lettera agli altri sindacati: Leggi qui la nostra lettera


Come è finita nel 2020? Semplice: la richiesta è stata respinta perché mancava l’unanimità delle parti sindacali.

L’Accordo Quadro del 23/3/2000 esplicitamente prevede che “Le spese per l’installazione e la manutenzione della postazione di telelavoro, che può essere utilizzata esclusivamente per le attività attinenti al rapporto di lavoro, sono a carico dell’amministrazione; sono, del pari, a carico dell’amministrazione le spese relati e al mantenimento dei livelli di sicurezza. Le attrezzature informatiche, comunicative e strumentali, necessarie per lo svolgimento del telelavoro, vengono concesse in comodato gratuito al lavoratore”. E ancora, “ al lavoratore, la cui postazione di lavoro è ubicata presso la sua abitazione, dovrà essere corrisposta una somma, che potrà per alcune spese essere anche forfettaria, a titolo di rimborso delle spese connesse ai consumi energetici e telefonici, nonché delle eventuali altre spese connesse all’effettuazione della prestazione. L’importo di tale somma, corrisposta a titolo di rimborso, da erogarsi con cadenza predeterminata”. E l’art. 1 del CCNL 14.9.2000 (sottoscritto dalle nostre Federazioni) nella parte non disapplicata, in rapporto al telelavoro, si riferisce a “rimborsi, anche in forma forfettaria, delle spese sostenute dal lavoratore per consumi energetici e telefonici, sulla base delle intese raggiunte in sede di contrattazione integrativa decentrata”.


E per il 2021? Come è andata?


Beh, ci siamo portati avanti col lavoro. Abbiamo chiesto e fatto una riunione con CGIL e UIL già in primavera. Siamo andati avanti a formulare questa proposta per tutto l’anno. Ma, al momento di presentare la proposta, CGIL e UIL si sono tirate indietro, lasciando sole CISL e CSA. Visto che l’anno precedente gli altri sindacati avevano obiettato che preferivano dare i soldi nelle mani dei dirigenti invece che darli in indennità, abbiamo moderato la richiesta portandola a 1,85 Euro per ciascun giorno di effettivo servizio. (Leggi qui la proposta di CISL e CSA del 3 dicembre 2021)


E, anche questa volta, siamo rimasti soli. Con CGIL e UIL che si opponevano alla richiesta, facendo valere la maggioranza in seno alla RSU (nonostante alcuni RSU dei due sindacati si fossero dichiarati d’accordo con noi).

La facciamo breve: la proposta di istituire, come negli altri Enti, una indennità per i lavoratori in smart working finanziandola con con risparmi sui Buoni Pasto è stata respinta anche per il 2021.


Lavoratrici, Lavoratori,


il 5-6-7 aprile si vota per la RSU.



Ci avete rimesso i buoni pasto, avete dovuto attrezzare un ufficio in casa vostra, vi siete fatti carico delle spese di riscaldamento in inverno e di condizionamento in estate, in orari in cui avreste dovuto essere in ufficio e quindi non sopportare quei costi.


Chi sceglierete questa volta?

Chi da anni si sdraia a zerbino dinanzi al datore di lavoro o chi sostiene il buon diritto dei lavoratori?

P.S.: Qualcuno vi racconterà che la proposta di Indennità di Rischio CoViD andava a diminuire gli importi destinati alle performance.


NON E’ VERO.


Il Fondo del 2021 ha 328.000 Euro in più di dotazione finanziaria e usa 380.000 Euro in meno per le PEO rispetto all’anno precedente. La disponibilità complessiva è di 708.000 Euro in più, di cui 326.000 derivanti dai risparmi sui VOSTRI Buoni Pasto. Già questo rende ridicole le affermazioni di chi dice che non c’erano i soldi per dare l’indennità per ristorarvi dei costi sostenuti. Semplicemente quei soldi hanno preso altre strade, nel silenzio degli altri sindacati.







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