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Comune di Bari - Che fine ha fatto l'Indennità di Rischio Covid?

Aggiornamento: 28 mar 2022

La strana storia dei sindacati che la istituiscono negli altri Comuni ma la respingono a Bari città



Comune di Bari - 25 Marzo 2022.


Ai dipendenti del Comune di Bari potrà apparire strano, ma vi sono altri Comuni della stessa Città Metropolitana in cui Amministrazione e Sindacati hanno negoziato la corresponsione di una Indennità di Rischio Covid.


Andiamo per ordine.


Il Contratto Nazionale stabilisce che <<gli enti corrispondono una unica “indennità condizioni di lavoro” destinata a remunerare lo svolgimento di attività … [omissis]… esposte a rischi e, pertanto, pericolose o dannose per la salute>>. (guarda l’art. 70-bis comma 1 del CCNL a questo indirizzo facendo clic qui).


Lo stesso Contratto Nazionale stabilisce che <<l’indennità di cui al presente articolo è commisurata ai giorni di effettivo svolgimento>> (guarda l’art. 70-bis comma 2 del CCNL a questo indirizzo facendo clic qui).


E, ancora, il Contratto Nazionale stabilisce che la misura dell’indennità <<è definita in sede di contrattazione integrativa>> (guarda l’art. 70-bis comma 3 del CCNL a questo indirizzo facendo clic qui).


E cosa dice il Contratto Integrativo del Comune di Bari? Ecco qui: <<con le risorse destinate al finanziamento delle indennità disciplinate contrattualmente, vengono erogati al personale avente diritto i seguenti compensi:… [omissis]… c) Indennità condizioni di lavoro esposte a rischi. Sono considerate attività a rischio quelle che comportano esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale come rilevabili dal documento di valutazione dei rischi aziendale>> (guarda l’art. 12 comma 1 del Contratto Integrativo del Comune di Bari, pag. 8 facendo clic qui)

Ah, ecco, dunque un rischio è tale se è elencato nel DVR (Documento di Valutazione dei Rischi). E cosa dice il DVR del Comune di Bari?

Il Comune già dal 8/5/2020 (2020!) ha aggiornato il DVR includendovi il rischio di esposizione al SARS-Cov2. Puoi consultarlo a questa pagina del sito istituzionale del Comune.


E i sindacati cosa hanno fatto per far rispettare questo diritto nel 2020?


Il 26 novembre 2020 la CISL ha chiesto il riconoscimento dei rischio biologico, quantificandolo in 4,00 Euro per ciascun giorno di effettivo servizio. Nella richiesta è illustrata anche la sostenibilità economica della proposta. La richiesta è stata indirizzata al Comune ed agli altri sindacati: CGIL, UIL e CSA. (Guarda cosa abbiamo proposto cliccando qui o leggine l'estratto qui sotto).


Al fine di indennizzare l’incremento dei fattori di rischio biologico a cui viene esposto il personale dipendente del Comune di Bari la cui attività di lavoro, durante il periodo emergenziale di cui all'articolo 1 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35 e s.m.i., viene svolta in presenza, agli stessi compete una indennità di rischio per ogni giorno effettivo di lavoro prestato pari a Euro 4,00

Ma la proposta è rimasta inascoltata. Accolta con freddezza dagli altri sindacati.


Ma ci siamo fermati? No. Il 6 dicembre, sempre del 2020, abbiamo inviato una accorata lettera a CGIL, UIL e CSA per chiedere di fare fronte comune e riconoscere il diritto dei lavoratori che hanno lavorato in presenza di ricevere il giusto indennizzo. (Leggi qui la nostra lettera o leggine qui sotto l'estratto)


Quindi oggi tutti coloro che svolgono una attività lavorativa che li espone ad un rischio, e specificamente a quello biologico durante il periodo pandemico, hanno diritto a vedersi riconosciuta la indennità di condizione di lavoro come indicata dal ccnl.
...
Ma allora come possiamo chiudere gli occhi dinanzi a tutto ciò. Come possiamo abdicare alla nostra funzione? Perché dovremmo rinunziare a negoziare collettivamente in favore dei lavoratori, ciò che è loro pieno diritto che sia negoziato da parte nostra, destinando invece somme in favore della premialità discrezionale del datore di lavoro? 

Come è finita nel 2020? Semplice: la richiesta è stata respinta perché mancava l’unanimità delle parti sindacali.


La OS CISL FP evidenzia che la proposta formulata dalla propria Segreteria Territoriale con nota del 26 novembre riguarda la quantificazione del rischio biologico sostenuto da tutti i lavoratori in presenza e da tutti i lavoratori in servizio esterno (art. 70 bis c. 2 lettera b e art. 56 quinquies). Per chiarire, la proposta non introduce nuovi istituti ma li quantifica con precisione per tutti coloro che hanno operato o che continuano ad operare in condizioni tali da averne diritto. La indennità di cui all’art. 70-bis (Indennità Condizioni di Lavoro) ha riunito le diverse tipologie già vigenti: disagio, rischio e maneggio valori. Ebbene con il Contratto Integrativo noi abbiamo semplicemente continuato a riconoscere a tutti coloro che erano già destinatari di tale indennità la nuova, o meglio la ridenominazione delle precedente indennità. Significa che chi svolge una attività disagiata o rischiosa ha diritto alla indennità di condizione di lavoro. Quindi oggi tutti coloro che svolgono una attività lavorativa che li espone ad un rischio, e specificamente a quello biologico durante il periodo pandemico, hanno diritto a vedersi riconosciuta la indennità di condizione di lavoro come indicata dal ccnl. 
...
In assenza dell’accoglimento anche parziale di queste proposte, la Segreteria Territoriale CISL stigmatizza la condizione di estremo e ingiustificato ritardo con la quale la parte pubblica ha portato alla discussione l’ipotesi di utilizzo del Fondo Risorse Decentrate. La Segreteria Territoriale CISL prende atto che la discussione ha portato esclusivamente all’accoglimento della proposta, che la parte pubblica ha blindato e di cui ha impedito, con motivazioni che riteniamo pretestuose, la modifica anche marginale. La Segreteria Territoriale CISL ritiene che non sia questo il metodo e il contenuto di un negoziato sindacale, e che non sia compito del sindacato semplicemente piegarsi ad implementare le decisioni già assunte dal datore di lavoro. Pertanto appone una firma esclusivamente tecnica alla ipotesi di accordo, finalizzata a non vanificare le esigue e marginali concessioni datoriali ed ammonendo la parte pubblica che eventuali rivendicazioni da parte dei lavoratori ingiustamente discriminati, avranno il pieno sostegno da parte nostra.


E per il 2021? Come è andata?


Beh, ci siamo portati avanti col lavoro. Abbiamo chiesto e fatto una riunione con CGIL e UIL già in primavera. Siamo andati avanti a formulare questa proposta per tutto l’anno. Ma, al momento di presentare la proposta, CGIL e UIL si sono tirate indietro, lasciando sole CISL e CSA. Visto che l’anno precedente gli altri sindacati avevano obiettato che preferivano dare i soldi nelle mani dei dirigenti invece che darli in indennità, abbiamo moderato la richiesta portandola a 1,85 Euro per ciascun giorno di effettivo servizio. (Leggi qui la proposta di CISL e CSA del 3 dicembre 2021 o leggine qui sotto l'estratto)


Orientativamente, considerando i dati esposti nel POLA, l’importo di 367.000 Euro destinato a finanziare indennità di rischio biologico e di disagio per il lavoro a distanza dovrebbe remunerare ogni giorno di effettivo servizio in presenza e in lavoro agile con un importo di Euro 1,85 pro die. Ad ogni buon conto si può utilizzare la formula adottata nel 2020 per altra indennità, ossia che l’importo assegnato di 367.000 Euro sarà diviso per il numero di giornate in presenza (escluse le giornate in servizio esterno per la polizia locale) ed in agile e corrisposto pro lavorato a ciascun lavoratore in base alle giornate di effettivo servizio, assicurando così di non incorrere in incapienza del finanziamento o di dispersione del finanziamento dedicato.

E, anche questa volta, siamo rimasti soli. Con CGIL e UIL che si opponevano alla richiesta, facendo valere anche la maggioranza in seno alla RSU (nonostante alcuni RSU dei due sindacati si fossero dichiarati d’accordo con noi).

La facciamo breve: la proposta di indennizzare (come disposto dai Contratti) i lavoratori esposti al rischio CoViD è stata respinta anche per il 2021.


Ma noi non ci fermiamo.


E siccome ci mettiamo la faccia, la CISL FP si batterà per ottenere che il Giudice del Lavoro riconosca il buon diritto di tutti i lavoratori del Comune che hanno lavorato in presenza di vedersi riconoscere una adeguata indennità di rischio biologico CoViD. E lo farà con una vertenza pilota fatta in prima persona dal capolista della lista RSU 2.022


Nel frattempo, leggendo qui, scoprirete che la CISL è l’unico sindacato che nel 2021 ha dato seguito a quanto tutti i sindacati del Comune di Bari avevano detto nel 2020: che non sarebbe più stato accettato il metodo del “fatto compiuto”. Ovviamente per gli altri erano solo parole al vento.


Noi, da soli, ci siamo assunti la responsabilità di NON approvare il riparto del Fondo Risorse Decentrate 2021.

Se anche gli altri ci avessero seguito, forse il sindacato oggi avrebbe più credibilità sia presso i lavoratori che presso l’Amministrazione.


Lavoratrici, Lavoratori,

il 5-6-7 aprile si vota per la RSU.


Chi sceglierete?

Chi da anni si sdraia a zerbino dinanzi al datore di lavoro o chi sostiene il buon diritto dei lavoratori, esponendosi in prima linea?

P.S.: Qualcuno vi racconterà che la proposta di Indennità di Rischio CoViD andava a diminuire gli importi destinati alle performance.


NON E’ VERO.


Il Fondo del 2021 ha 328.000 Euro in più di dotazione finanziaria e usa 380.000 Euro in meno per le PEO rispetto all’anno precedente. La disponibilità complessiva di 708.000 Euro in più rispetto all'anno precedente rende ridicole le affermazioni di chi dice che non c’erano i soldi per dare l’indennità di rischio se non a scapito della produttività. Semplicemente quei soldi hanno preso altre strade, nel silenzio degli altri sindacati che hanno rinunziato ad impiegarli a favore di tutti i dipendenti.







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